|
Bici-negozio di banane |
Mentre usciamo per colazione incontriamo un venditore di banane che spinge il suo bici-negozio e appena noi gli scattiamo una foto lui si ferma e, invece di reclamare, ci da due banane in regalo. Veramente molto gentile, ma poi vediamo che qui sono tutti gentili e salutano con un sorridente Buones Dias. Anche al ristorante dove facciamo colazione veniamo accolti gentilmente e serviti da re. L'itinerario di oggi prevede di spostarci sulla costa verso sud, ma di passare dal paesello di Montecristi, noto, non solo per la Basilica e per essere il paese natale di Eloy Alfaro, il riformatore della politica dell'Ecuador, ma anche perché è un importante centro artigianale dove sono prodotti i sombreros, noti anche internazionalmente come 'Panama hut'.
|
Plaza Eloy Alfaro |
I quali però con Panama non hanno nulla che fare! Specialmente le fibbre usate qui sono ritenuti fra le migliori e pìù raffinate al mondo.
|
La Basilica |
Intanto però noi per partire dobbiamo ritornare in taxi al Terminal dei Bus di Manta da dove, in pochi minuti, partiamone per Montecristi. L'attraversamento del centro e la periferia di Manta non è dei più belli per la vista. Molte case precarie, industrie fatiscenti e sporcizia dappertutto contrassegnano questo percorso. Poi si attraversa una breve zona di campagne per arrivare, dopo circa una ora di viaggio, nel centro
|
Ecco il mio Mocacchino |
|
Negozio di sombreros (Panama Hut) |
di Montecristi. Splende il sole e la temperatura è sui 35 gradi per cui andiamo con tutta calma con i nostri bagagli a piedi, in salita, fino alla piazza principale, naturalmente Plaza Eloy Alfaro, conosciuto come il politico liberale che, come primo in Amerca Latina, riformò la costituzione nazionale vincolando la separazione totale fra politica e religione, riformando il sistema scolastico e sanitario. Vedi Wikipedia: Eloy Alfaro.
|
Tessitrice di sombrero |
Anche noi intanto ci insediamo sulla Plaza per un buon rinfresco, mentre a turni facciamo la visita della Basilica e dei molti negozi di artigianato. Verso le 13 dopo la vista e un buon caffè al 'Cafe Delicias' passiamo alla 'Parada' dei Bus per continuare il viaggio verso la costa. Vista l'ora decidiamo di andare fino solo a Puerto Cayo, invece che a Puerto Lopez. Anche stavolta però dobbiamo fare un veloce cambio di Bus a Jipijapa. Poi da qui si passa una catena collinosa, dove la vegetazione cambia totalmente dall'arido al verde, per giungere sulla costa a Puerto Cayo, un piccolo paese di pescatori al limite del Parco Nazionale de Machalilla che siamo intenzionati a visitare. Con un moto-taxi ci mettiamo alla ricerca di un alloggio che troviamo solo alla fine del lungo Malecon dove termina
|
Ecco i soldi del Presidiente Moreno |
la spiaggia e iniziano le prime rocce sul mare. Siamo alla Casa Puerto Cayo che vista dall'esterno sembra un rudere in rovina, ma dall'interno è ancora, diciamo decentemente abitabile. La camera che riceviamo è enorme e abbiamo un bel balcone con vista al mare. Il posto è veramente incantevole, basta non guardare la costruzione
|
Paesaggio costiero |
|
Stupendo tramonto sul Pacifico |
dall'esterno di quello che in passato deve essere stato un complesso alberghiero di gran classe. La sera facciamo la lunga camminata per andare a cena in un ristorante Cabana sulla spiaggia. Con la cena a base di 'cazuela de
mariscos' per me e 'camarones a la plancia' per Maggie siamo accompagnati da uno stupendo tramonto. Sicuramente il più bello e colorito dei tramonti dell'attuale viaggio.
Nessun commento:
Posta un commento